È di pochi giorni fa la notizia che Twitter, uno dei più importanti social network nel mondo, ha deciso di puntare sulla vendita online.
Dopo l’entrata in squadra di Nathan Hubbard, ex CEO di Ticketmaster, uno dei siti di vendita online di biglietti per spettacoli ed eventi sportivi più utilizzati negli Stati Uniti, Twitter si lancia in una nuova avventura, quella dell’e-commerce. Secondo molti, questa decisione nasce dalla necessità di diversificare le fonti di reddito del social network in vista della sua entrata in borsa.
Non si vive solo di cinguettii
Il problema principale resta comunque quello di capire in che modo Twitter possa implementare questo nuovo modello di business. A differenza di Amazon e eBay, che sono nati e cresciuti con l’obiettivo di vendere online, Twitter è nato come piattaforma di comunicazione, e non è facile comprendere come possa ingaggiare i suoi utilizzatori ad acquistare online. Prima di Twitter anche Facebook, attraverso le Facebook Offers, ha tentato di vedere online con la sua piattaforma, ma con risultati non proprio eccezionali.
Possibili utilizzi dell’ecommerce su twitter
Tuttavia iniziano a filtrare le prime indiscrezioni su come la piattaforma di microblogging potrebbe lanciarsi in questa nuova sfida.
Un modo potrebbe essere quello di utilizzare le Twitter Cards; una funzionalità che consente agli inserzionisti di espandere i propri tweet con anteprime, immagini e video dei prodotti. Un’altra possibilità è quella di vendere direttamente sulla piattaforma senza portare gli utenti fuori dal sito; puntando principalmente sulle vendite flash o su altri acquisti d’impulso. Inoltre, i brands potrebbero utilizzare Twitter non solo per vendere prodotti, ma anche per promuovere le proprie offerte distribuendo ad esempio dei campioni omaggio.
Qualunque sia la strada che verrà intrapresa, l’unica cosa certa è che per gli inserzionisti si aprirebbero nuove ed interessanti opportunità di business. A questo va aggiunto il fatto che Twitter già da tempo, attraverso i suoi Promoted Tweet, sta accumulando una grand quantità di informazioni sul comportamento dei suoi utenti. Si tratta di un patrimonio informativo che potrebbe risultare di grande utilità per i marchi.
In ogni caso resta un problema fondamentale. La vera sfida rimane quella di convincere gli utenti – che sono alla ricerca di notizie e aggiornamenti dai loro amici – ad abbandonare la loro attività per impegnarsi in un acquisto online.