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Stakeholder theory: una prospettiva diversa sul capitalismo

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Per quanto la stakeholder theory sia nata negli anni ’80, la visione capitalista tradizionale ha sempre prevalso nella concezione dell’azienda. Lo scopo della direzione aziendale è quello di massimizzare il valore della compagnia per i suoi azionisti. La stakeholder theory non devia dal modello capitalista, ma offre una prospettiva diversa da quella tradizionale.

Cos’è la stakeholder theory ed il suo ruolo nella storia 

La stakeholder theory è un modello capitalista in cui le compagnie, invece di massimizzare il valore dell’azienda per gli shareholders (azionisti), creano il valore prendendo in considerazione i bisogni di tutti i loro stakeholder.

Invece di spingere l’azienda verso profitti a breve termini per gli shareholders, viene enfatizzata la creazione di valore a lungo termine. Questo era un approccio comune nell’occidente post Seconda Guerra Mondiale dove era chiaro che un’azienda non potesse fare bene senza una comunità funzionante. Ad esempio, in Germania fu istituita la rappresentanza degli impiegati nella board, una funzione presente ancora oggi.

Le aziende vendevano principalmente in loco, sul territorio nazionale, di conseguenza i legami con le comunità erano molto forti.

Di conseguenza era comune che gli abitanti di una cittadina lavorassero quasi tutti nella stessa fabbrica!I supplier e gli altri partner erano tutti connazionali, molto legati tra loro tramite business e lo stesso valeva per i clienti.

Questo ha portato un grande senso di inserimento e cooperazione nella comunità. L’esempio più lampante è quello delle zone industriali italiane.

Queste guidarono il boom economico grazie ad un vero e proprio “cluster” di piccole aziende a guida familiare. Le compagnie competevano, ma anche collaborano tra di loro, permettendo una grande quantità di produzione, ma anche personalizzazione.

La prevalenza degli shareholders sugli stakeholders

La globalizzazione ha portato le aziende a crescere su scala internazionale ed espandersi sia verticalmente, che orizzontalmente. La crescita economica esponenziale ha portato molti ad interrogarsi su quale fosse il reale scopo ed i doveri delle aziende.

Secondo l’economista Milton Friedman gli shareholder avevano la priorità perché l’unica responsabilità sociale che un’azienda ha è quella nei confronti degli azionisti. Di conseguenza la responsabilità sociale è quella di creare profitto per loro.

Con questa filosofia in mente, “l’approccio stakeholder” perse la spinta iniziale, anche nei paesi che avevano fatto grossi passi in avanti. La sfida tra queste due categorie deriva anche dal fatto che gli shareholder hanno una definizione ben precisa, ovvero essere i proprietari dell’azienda. Quella degli stakeholder, invece, racchiude una vasta quantità di individui, portando a più definizioni

Lo stesso pensiero interpretato in modo diverso

Tuttavia, per quanto Friedman fosse completamente avverso all’idea di un approccio pro stakeholder, Edward Freeman nel promuovere la stakeholder theory negli anni ’80 lo descrive come “il precursore della stakeholder theory”.

Freeman sostiene che il ragionamento di Friedman di “massimizzare il profitto per gli azionisti” fosse estremamente corretto.

Nel ragionamento bisognasse fare una considerazione aggiuntiva, ovvero che “per massimizzare il profitto degli azionisti bisogna soddisfare i bisogni degli stakeholder”. Prendiamo, ad esempio, un’azienda che fabbrica vestiti in cotone con un supplier della materia prima in Brasile.

Per Friedman investire ingenti somme nel supplier vuol dire garantire una supply maggiore e soddisfare una domanda più alta. Questa azione è assolutamente ben vista per massimizzare il profitto.

Secondo questo ragionamento Freeman sostiene che è esattamente quello su cui la stakeholder theory si basa! Ovvero prendersi cura dei propri stakeholder (in questo caso il supplier di cotone) per creare ancora più valor. Questo si traduce in guadagno anche per gli azionisti. Di conseguenza, anche se viene interpretato in modo diverso, il pensiero è lo stesso.

Stakeholder theory oggi

Considerando la pandemia, il surriscaldamento globale e una società con sempre più differenze interne, diventa chiaro che nel mondo ultra globalizzato le sfide siano comuni e che gli stake (gli interessi) lo sono altrettanto.

Le economie, gli stati e anche le società sono ormai interconnesse in un sistema il cui centro corrisponde con il Pianeta, ed il suo stato economico e di salute va ottimizzato nelle decisione fatti da tutti gli stakeholders, lo stesso vale per lo status delle persone, in quanto il benessere delle suddette di una società va ad influire su quello degli altri ed è una missione per tutti i cittadini del globo ottimizzare il benessere per tutti. 

Gli stakeholder chiave ed i loro obiettivi 

Per assicurarsi che il pianeta e le persone prosperino, 4 stakeholder giocano un ruolo cruciale:

  • La società civile: scuole, università, ONG;
  • Governo: che sia locale, regionale o statale;
  • Compagnie: il settore privato, che siano piccole, medie o grandi;
  • Comunità internazionale: ONU, EU; 

I governi devono concentrarsi sul creare la possibilità di prosperità per il numero più alto di persone possibile.

Ls società civile esiste per sostenere l’interesse di chi ne fa parte per avere uno scopo nei confronti dei suoi membri.

Le compagnie devono generare un surplus economico, misurabile sia in termini di profitti ottenuti nel breve termine sia una creazione di valore a lungo termine.

La comunità internazionale ha l’obiettivo di preservare la pace.

Leggi anche: 5 consigli per creare una partnership multi-stakeholder efficace

L’approccio stakeholder è cruciale per adattarsi alle sfide e richieste del pianeta. Poiché bisogna considerare tutti gli aspetti che riguardano il proprio business è necessario sapere come interagire con gli stakeholder  per la creazione del valore a lungo termine.

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