Di che si parla quando si parla di South Working? E perché non sono in pochi coloro che reputano doveroso continuare a sfruttare tale modalità di lavoro?
South Working e Smart Working: qual è la differenza?
Il South Working è una tipologia di lavoro che si è sviluppata a seguito del lockdown. Come tale è piuttosto semplice da capire: si lavora per aziende del Nord vivendo al Sud. I vantaggi che subito balzano all’occhio sono molti. Così come i rischi che secondo alcuni il South Working può comportare.
Prima della quarantena dovuta alla pandemia di Covid-19, solo una ristretta fascia della popolazione lavorava da casa. A causa delle misure contenutive varate dal governo tale numero si è trovato costretto a crescere in maniera sempre più ampia. Al punto che adesso si parla del lavoro da remoto come a una realtà vera e propria. Amata da moltissimi e ripudiata da altri. L’impatto dello Smart Working sulla produttività dei lavoratori è stato valutato in maniera diversa a seconda della realtà presa in esame. Se in alcuni campi i ricercatori hanno potuto riscontrare un aumento sostanziale della produttività complessiva, in altri il calo è stato vistoso. Alcuni datori di lavoro hanno lamentato scarse misure di controllo nei confronti dei dipendenti come aspetto negativo del metodo. Anche il lato sociale del lavoro in una sede fisica è stato l’elemento che ha spinto molti lavoratori a snobbare lo smart working.
South Working? Un’opportunità per imprese e lavoratori
Per quanto riguarda il South working, lavoro smart dal Sud, si è trattato di una scelta dovuta al divieto di sconfinare da una regione all’altra. E per molti lavoratori tale scelta ha portato a un fiorente nucleo di startup innovative.
Vero è che tanto lo smart quanto il south working possono rivelarsi incredibili opportunità non solo a livello produttivo. È lo stesso scenario nostrano che potrebbe beneficiare dell’adozione di misure volte a incentivare il lavoro da remoto. Pensiamo per un attimo all’inquinamento che il traffico dovuto ai continui spostamenti in auto o con i mezzi pubblici comporta. Lavorando da casa le persone avrebbero molta meno necessità di uscire e contribuire all’incremento dei pm10 di cui tanto lamentiamo l’esistenza. Si stimolerebbe la fioritura di progetti smart-city sostenibili e si creerebbero opportunità di interazioni sociali nuove ed esaltanti. I pro e i contro, come per tutte le cose, vanno insomma vagliati e analizzati con cognizione di causa.