Nel panorama digitale il concetto di conversational commerce continua a fare capolino con una puntualità da fattura. E la ragione è semplice: tale strategia funziona, al punto che sempre più aziende decidono di investire in questo campo.
Cos’è il conversational commerce?
Il significato del termine conversational commerce è “commercio conversazionale”, vale a dire una strategia che si occupa di parlare con i clienti e ascoltare le loro esigenze. L’obiettivo è quindi creare una relazione solida e proficua tra brand e consumatore. La conversazione, stando alla definizione di Chris Messina, che per primo ne coniò il termine, viene svolta attraverso le applicazioni di messaggistica.
Perché il conversational commerce è così importante?
Perché l’era in cui ci troviamo è dominata dai servizi on-demand. Ciò significa che gli utenti prediligono effettuare acquisti e interagire tramite chatbot e voicebot. Un modo per rendere lo shopping online meno pesante e insieme divertente. Sappiamo inoltre che oltre due miliardi di persone utilizzano app di messaggistica. Va da sé che un brand che voglia vendere online dovrà recarsi dove si trovano i clienti.
Di conseguenza i negozi stanno implementando gli strumenti di messaggistica istantanea e i chatbot con sempre maggiore perizia. La comunicazione che ne nasce è bidirezionale. La connessione tra brand e clienti ne risulta rinforzata.
Come funziona il cc?
Il commercio conversazionale può operare attraverso una serie di metodi ben definiti. Dalla vendita assistita, con un assistente virtuale disponibile 24/7 a disposizione del cliente, ad attività di cross selling e up selling. Anche i reminder sugli articoli disponibili o sui prodotti inseriti nel carrello fanno parte del ventaglio di attività che il conversational commerce copre.
Riassumendo, il conversational commerce è una strategia che permette ai brand di investire in tutte le fasi del customer journey, regalando agli utenti un’esperienza d’acquisto rapida e immersiva. Nonché divertente.