Negozi online o tradizionali? Il trionfo dello street food. L’Osservatorio Confesercenti sulle attività commerciali in Italia parla chiaro. A quanto emerge dal recente sondaggio, un locale su quattro è a sfitto per penuria di impresa. Adesso, a solleticare il palato dei consumatori, è un altro tipo di business: quello all’aria aperta. E tale tipo di commercio interessa tutti i settori in gioco: bancarelle e street food in primis.
Negozi online o tradizionali? Il trionfo dello street food
Il commercio all’aria aperta è uno dei business a più rapida crescita. Sulla base del sondaggio elaborato dall’Osservatorio è emerso che, nell’anno preso in esame, hanno aperto quasi diecimila attività. Solo i ristoranti e i bar hanno potuto vantare un numero tanto imponente, rispettivamente di 8627 e 7557. Numeri in crescita anche per il commercio online (2573 sono i negozi virtuali comparsi durante l’anno).
Il perché di un simile scenario
A giustificare il moto a luogo verso la piazza, spazio aperto per eccellenza, sono il caro affitti e l’incremento di spese e tariffe specifiche e costanti. Negozi tradizionali accusano i colpi maggiori, e sono magari costretti a chiudere. I venditori, dal canto loro, devono quindi reinventarsi in un mercato tanto dinamico e irrequieto.
Street food mania
In Italia, secondo i dati elaborati durante il sondaggio, il 2016 è stato l’anno record dello street food. Si parla di una crescita del 13% rispetto al 2015, con oltre 2200 imprese impegnate nel settore. In testa è la Lombardia, con 288 imprese dedicate a tale attività, seguita da Puglia e Lazio.
Dall’altro lato, attività tradizionali hanno dovuto chiudere i battenti. Non importa il settore di riferimento. Il calo operativo è stato particolarmente rilevante per quanto riguarda i piccoli esercizi commerciali.