Da un po’ di tempo a questa parte capita di sentir parlare, nello stesso discorso, di Content Marketing e Native Advertising. Questi due termini vengono accostati l’un l’altro con troppa dimestichezza e leggerezza; sempre più spesso, molti attori professionisti sono persuasi che i loro significati e funzioni, siano gli stessi.
Native Advertising o Content Marketing?
In realtà, i due nomi hanno a che riferirsi a metodi piuttosto diversi tra loro. Naturalmente, entrambe le strategie si propongono di fornire un supporto inteso ad attirare l’attenzione di un’audience ben caratterizzata; parliamo di un target preciso al quale ci si intende rivolgere. E di promuovere determinati prodotti, in maniera più o meno invasiva (nel caso del Native Advertising, l’intento è più visibile e diretto).
Native Advertising:
– Il Native Advertising funziona e viene integrato all’interno del sito web solo se si paga un inserzionista per piazzare i contenuti su quel sito specifico. Tale strategia ha come obiettivo principale quello di contestualizzare la pubblicità, cioè di calarla all’interno di un preciso e strutturato ambiente di riferimento. Chi progetta e realizza questo genere di campagne, è mosso dallo scopo di attrarre a un tempo l’attenzione dell’utente, e di creare un engagement solido e forte. Il messaggio pubblicitario, una volta debitamente contestualizzato, si integra con il contenuto al punto da diventarne parte. In questo modo, se un utente è impegnato a leggere il contenuto di un argomento che gli sta a cuore, o verso il quale si mostra interessato, avrà modo di trovare interessante anche la pubblicità; dal momento che tratta di qualcosa che riguarda l’argomento stesso della sua lettura.
Content Marketing:
Per il content marketing, il processo è diverso, in quanto è l’agenzia che produce i contenuti per conto di terzi (siano brand, rivenditori o imprese); la stessa si occupa di pubblicarli sulla base dell’utilità che tali contenuti possono avere. Non si tratta quindi di promuovere prodotti o servizi, ma di proporre contenuti di qualità e contestuali alle attività del brand di riferimento.
Quale strategia preferire?
Il Native Advertising sfrutta il potere della contestualizzazione per sponsorizzare i propri contenuti, badando a che siano rilevanti per il pubblico destinatario degli annunci. E’ il caso degli sponsored post o twee; anche se, a ragion del vero, questo tipo di attività poggia sulla medesima base che regge una qualunque strategia di Content Marketing.
Native?
I tassi di successo variano da campagna a campagna, ma è chiaro che il native advertising, rispetto al content marketing, garantisce a chi la sfrutta di sapere esattamente ciò che andrà a ottenere; se avete bisogno di incentivare la vostra brand awareness in un tempo breve, il native advertising è ciò che fa per voi. A patto che abbiate interesse a “pay to play”.
Content?
Il content marketing, dal canto suo, è efficace sulla lunga distanza, spesso dai tre ai sei mesi; ed è pertanto indicata per tutti coloro che hanno strutturato le proprie attività di business sulla base di tempistiche più diluite.
La soluzione migliore, in questo come in tanti casi di attività legate al web marketing, è di adoperare entrambe le strategie; e anche integrarle nella propria poetica aziendale con criterio e consapevolezza.