Il SEO di Facebook, uno dei gli uomini più influenti del mondo, incontra 44 senatori per rispondere alle preoccupazioni maturate dopo lo scoppio del caso di Cambridge Analytica (ne abbiamo parlato qui).
L’uomo che si vestiva di blu: l’umiltà di Mark Zuckerberg
Completo blu, occhi sbarrati, visibilmente teso. Mark Zuckerberg attraversa la sala dell’audizione del Senato, completamente accerchiato dai fotografi. Uno degli uomini più influenti del mondo, secondo la rivista Forbes, si trova da solo, a dover sfidare quarantaquattro senatori.
Si veste bene, lui. Vuole fare il bravo ragazzo: è pronto a chiedere scusa ai senatori, all’America al mondo. Facebook ha sbagliato, inconsapevolmente, e da oggi in avanti cercherà di rimediare all’errore. Un discorso semplice, che nasconde anche il pragmatismo di un uomo che ha realizzato un social network che ha cambiato il mondo, segnando il passaggio di un’era. Noi abbiamo sbagliato. Rimedieremo.
La sua risposta convince Wall Street al punto che le azioni di Facebook salgono nell’immediato.
Facebook cambia la sua filosofia: uno strumento a fin di bene!
Quando parla, Zuckerberg guarda i senatori davanti a lui, negli occhi, con un’espressione umile e umile è infatti l’immagine che il CEO di Facebook vuole dare di sé. Ricorda di aver creato Facebook “nella camera del suo dormitorio, quasi a giustificarsi implicitamente degli errori da ragazzino” (Wired). Nella sua incredibile narrazione, però, il ragazzino che ha commesso uno sbaglio a un certo punto cresce. Infatti, ad annunciare il grande cambiamento filosofico dell’azienda non è più il Zuckerberg smanettone, ma il CEO di Facebook:
“Non basta realizzare strumenti, bisogna che siano utilizzati a fin di bene”
Che sia il messaggio più bello del mondo, non ci sono dubbi. Perché ti fa capire le infinite possibilità che la tecnologia ha di cambiare il mondo e di accompagnare la sua evoluzione, in meglio. Ma sarà vero? Cosa risponde il CEO in merito alle domande sulle responsabilità di Facebook nel caso Cambridge Analytica?
Facebook è responsabile del contenuto della piattaforma?
Mark Zuckerberg ammette di essere responsabile del contenuto della piattaforma, ma sottolinea che Facebook non è una media company, perché il contenuto non lo producono loro.
Si difende bene dalle accuse il CEO di Facebook, sembra preparato a parare tutti i colpi che i senatori gli sferreranno.
Facebook è un monopolio?
Per esempio, sulla questione del monopolio, il senatore Graham chiede a Zuckerberg quali fossero i concorrenti di Facebook. E il CEO gli risponde elencandogli tre tipologie di avversari diversi. Allora il senatore rincara la dose e gli domanda: “non le sembra di essere in un monopolio?”. La risposta di Zuckerberg è stata una scrollata di spalle e la frase: “a me non sembra proprio”. E mentre le dice sorride così ingenuamente da strappare anche una risata al pubblico.
Facebook si atterrà al GDPR?
Tra le ultime dichiarazione effettuate, Zuckerberg afferma che non è vero che Facebook ascolta attraverso il microfono e usa i dati per le pubblicità. E poi aggiunge, per rassicurare i senatori, che la società d’ora in avanti si atterrà alle nuove normative emanate dal GDPR, il regolamento europeo per la protezione dei dati (ne abbiamo parlato in questo articolo). Ma non in America, “dove – afferma Zuckerberg – abbiamo una sensibilità diversa”.
Migliore o peggiore non spetta a noi giudicarlo. Ma da cittadini europei ci sentiamo un po’ più protetti.