Lo stato dell’e-commerce 2016. L’e-commerce continua a crescere a un ritmo sostenuto e costante. Nel 2015, il valore dell’e-commerce B2C mondiale ha raggiunto la quota di 1.671 miliardi di dollari, superando il fatturato del 2014 di oltre 350 miliardi di dollari.
Gli Stati Uniti e la Cina sono rimasti i mercati di maggiori dimensioni, al pari dei loro rispettivi colossi e-commerce, Amazon, il quale è stato capace di fatturare 98 miliardi di Euro in tutto il mondo, e Alibaba.
Naturalmente, altri big player quali Google e Apple non si stanno facendo attendere, tanto sono intenti a specializzare le proprie offerte in ciò che va rivelandosi un mercato sempre più competitivo.
Lo stato dell’e-commerce 2016:
In Europa, il valore dell’e-commerce è risultato essere di 477 miliardi di dollari nel 2015, tenuto in piedi dal Regno Unito (60 miliardi di sterline di ricavi), Germania e Francia. L’Italia è al settimo posto, con un valore nel 2015 stimato in 28.8 miliardi di euro. L’incremento, rispetto al 2014, è stato vertiginoso: 19% di crescita, un risultato che ha permesso a sempre più aziende di dedicarsi al commercio elettronico; difatti, quest’anno, più di 16000 imprese hanno cominciato a fornire servizi online sales-oriented. Si prevede anche che il loro numero raggiungerà le 50000 unità nel 2025.
Qual è lo stato dell’e-commerce 2016? Quali possono essere le strategie da adottare affinché i numeri aumentino ancora?
Dall’indagine condotta da Casaleggio Associati su un campione di 3.000 aziende, sono emerse diverse tendenze sulle quali occorre puntare per portare l’e-commerce a incrementare ulteriormente il suo valore. Tendenze, e dinamiche che la Jusan Network, da più di dieci anni impegnata in attività riguardanti l’e-commerce, ha potuto confermare nelle tante indagini affrontate negli anni; adeguando i propri servizi di conseguenza, dallo sviluppo dei siti e-commerce, al web e social media marketing, alla consulenza, alla formazione, a molto altro.
1) Sfruttare il potere del Mobile:
Un primato che non dovrebbe sorprendere più di tanto. Infatti il mobile commerce, trovatosi testimone di una diffusione senza precedenti tanto nel 2014 quanto nel 2015, è divenuto ora una vera e propria priorità in qualunque tipo di strategia e-commerce.
Le app sono il canale principale e privilegiato per effettuare gli acquisti tramite mobile devices, grazie all’interazione pratica ed efficiente che permettono di usufruire. Non solo Amazon Now, Yoox, Zalando; ma anche applicazioni per la mobilità quali Uber e MyTaxi, secondo i dettami di un processo che più di uno studioso ha inteso nominare “App commerce“. Il mobile marketing, per conto suo, è stato indicato come prioritario dal 10% delle aziende, contro il 15% del 2015. Il fatturato generato sul mobile nel 2015 si attesta, per i merchant Italiani, al 22%, con una crescita importante rispetto al 13% del 2014; un’indicazione, questa, di quanto ormai sia reputato fondamentale l’utilizzo dei dispositivi mobile per le proprie attività di business. Tanto per gli investimenti tecnologici effettuati, quanto per l’evoluzione delle abitudini dei consumatori, sempre più mobile-addicted. Ogni mese, oltre 22 milioni di Italiani, infatti, si collegano a Internet tramite qualche dispositivo (smartphone o tablet), 5 milioni in più rispetto all’anno scorso.
2) Big Player sempre più importanti:
Nell’ultimo anno si sono verificate molteplici e importanti acquisizioni e fusioni che hanno coinvolto alcuni tra i più importanti Big Player internazionali; per tutto ciò che riguarda il mondo digitale e l’innovazione tecnologica.
Yoox Net-A-Porter Group, ad esempio, è un gruppo che assomma due giganti del lusso online, forte di affari di 1.7 miliardi di euro per il 2015, nonché di ricavi in crescita del 31%. Andrebbe anche commentato il caso di Expedia, e della sua acquisizione di Orbitz e HomeAway per un valore di 1.3 miliardi di dollari; tale acquisizione permetterà a Expedia di controllare tre quarti del mercato travel online nei soli Stati Uniti. In Cina, dal canto suo, Alibaba ha potuto acquisire la piattaforma di video cinese Youku Tudou per 4.8 miliardi di dollari; secondo le direttive di un investimento che porta il totale speso dal gigante dell’e-commerce a 15 miliardi di dollari nel solo 2015. Anche Amazon non si è fatto certo attendere, acquisendo nove società le cui attività coprono numerosi settori del sapere e dell’innovazione tecnologica; dall’Internet of Things all’intelligenza artificiale, alle infrastrutture Cloud fino alle tecnologie 3d per il fashion.
3) Pubblicità televisiva:
Tra il 2015 e il 2016 più di un brand dedicato alla vendita online ha investito ingenti somme di denaro in pubblicità televisiva, mostrando di fatto come il mondo della televisione e tutto ciò che gli ruota attorno possano ancora essere mezzi efficaci per raggiungere i consumatori, soprattutto nel nostro Paese. E’ noto il caso degli operatori dell’alimentare come Just Eat, o dell’abbigliamento (Zalando). Booking.com, pietra miliare dell’e-commerce tourism-related, ha lanciato la sua prima campagna televisiva in Italia per annunciare il lancio di Passion Search, grazie alla quale gli utenti saranno in grado di cercare le proprie mete ideali sulla base dei loro specifici interessi.
4) Sharing Economy:
Il nerbo concettuale che anima la Sharing Economy sta nel fatto che promuove forme di consumo basate sulla condivisione; piuttosto che sul possesso individuale di un mezzo o bene o prodotto o servizio quale che sia. Questo è il motivo per cui, in virtù del successo di imprese come Uber e Airbnb, la Sharing Economy stia prendendo sempre più piede anche in settori finora mai tentati; né tantomeno contemplati quali il turismo, il food (Farmigo.com), l’editoria (Chegg.com), il wellness (Glamsquad.com) e altri servizi professionali.
5) Promozione online ancora insoddisfacente:
Nonostante gli indubbi progressi, la promozione online del brand è un’attività che stenta ancora a configurarsi come qualcosa di efficace e di fattivo di ulteriori sviluppi. Di fatto, solo il 39% delle aziende coinvolte nel sondaggio di CasaleggioAssociati si dichiarano soddisfatte, un dato, questo, che è rimasto costante rispetto al 2015. Un dato è certo: alla promozione verrà data un’importanza primaria dal 34% delle aziende (nel 2015 era il 30%). Le attività di marketing e advertising su cui sono concentrati la maggior parte degli investimenti, hanno a che fare con il keyword advertising. L’impiego di parole chiave per tali attività è al primo posto della classifica di gradimento e preferenze, seguito da attività di SEO, che hanno beneficiato quest’anno del 19% degli investimenti di marketing, nonostante un calo di tre unità rispetto ai dati del 2015, al Social Media marketing, con una media di spesa nel 2016 del 14%, due punti in più rispetto all’anno scorso.
6) Marketplace:
Lo stato dell’e-commerce nel 2016 è caratterizzato dagli “aggregatori” di brand. Ancora una volta, a emergere sul mercato sono i marketplace, veri e propri mercati nei quali gli utenti hanno la possibilità di effettuare scambi, incontri e compravendite. La loro popolarità è tale che la percentuale di aziende che ne sfruttano i servigi è salita dal 33% del 2015 all’attuale 41%. In Italia, sempre più merchant e imprenditori stanno manifestando l’intenzione di cominciare a usufruire di ciò che, nel resto del mondo, è già più che un dato di fatto, sia questo eBay, o Amazon, o Etsy, o PixPlace.
7) Fatturato e-commerce delle aziende italiane del 27%:
Nonostante si tratti di una cifra minore rispetto a quella del 2015 (31%), è innegabile che il risultato lasci presagire sviluppi futuri volti a incrementare la percentuale. Ciò che è emerso dal sondaggio è che diventa fondamentale tradurre il sito web in diverse lingue; questo in ottica di aumentare le vendite. Lo stato dell’e-commerce 2016 può sicuramente cambaire ancora, sempre in meglio.