L’ecommerce accorcia la filiera? No, tutt’altro! Fino a qualche anno fa, quando il web era ancora molto “naif” (ed i presunti esperti di Internet lo erano anche di più…), si pensava che la possibilità per i produttori di mettere in vendita i propri prodotti direttamente sul web avrebbe “accorciato la filiera”.
Ovvero si diceva: “visto che si potrà saltare il passaggio del rivenditore, ed i clienti potranno comprare direttamente dal produttore, i prezzi si abbasseranno e saremo tutti più felici”.
E invece… NO. Sta succedendo l’esatto contrario!
Perchè? Semplice: i produttori non sono bravi rivenditori. Il web (che è il più grande mercato che l’umanità abbia mai creato) ha portato fino al limite massimo la concorrenza (ricordatevi che la concorrenza fa bene, e più ce n’è meglio è, per tutti). Pertanto chiunque voglia davvero essere competitivo sul web deve specializzarsi, e diventare bravissimo a fare ciò che fa (oppure sparisce). Ciò fa sì che, ad esempio, un produttore debba dedicare tutto il suo tempo e tutte le sue risorse a produrre sempre meglio. In altre parole: non gli rimangono il tempo e le risorse necessarie per diventare anche un bravo rivenditore.
E così sfuma definitivamente il mito della “filiera corta” (perlomeno online). I produttori devono specializzarsi per produrre sempre meglio, e i rivenditori devono specializzarsi per imparare a vendere sempre meglio (sopravvivendo). La lunghezza della filiera pertanto rimane sempre la stessa. O no?
Infatti sul web c’è un “terzo incomodo”: il mercato. Sì, perchè se offline i mercati si creano da soli, sul web i mercati vanno creati (perchè sul web, per definizione stessa, tutto ciò che non è stato creato da qualcuno non c’è). Le vecchie leggende naif del web dicevano che il web era di per sè stesso un mercato, quindi non sarebbe stato necessario creare nulla di più. Si sbagliavano: il web non è un mercato, ma un luogo in cui le infrastrutture necessarie a creare i mercati vanno a loro volta create!
Ed ecco così che sono nati, e stanno letteralmente trionfando, i marketplace. Ovvero piattaforme web (siti o portali, per intenderci) che di fatto sono fondamentalmente “infrastrutture” che consentono l’incontro tra venditori e compratori. Come la piazza di paese attrezzata per ospitare le bancarelle degli ambulanti (ovvero il tradizionale “mercato rionale”). Infatti a loro volta i marketplace sono specializzati, ma non a produrre o a vendere: ad attrarre clienti!
Quindi al giorno d’oggi:
- i produttori devono specializzarsi a produrre, e non a vendere
- così facendo servono i rivenditori, che devono specializzarsi a vendere, e non a fare pubblicità per attrarre clienti
- così facendo servono i marketplace che devono specializzarsi a fare pubblicità per attrarre clienti.
In questo modo c’è più lavoro per tutti, ognuno diventa sempre più bravo a fare ciò che sa fare meglio, aumenta l’efficienza del mercato, la competizione rimane alta ed i prezzi bassi. Insomma: molto, molto, molto meglio di come avevano immaginato gli “esperti” di web un po’ troppo naif di qualche anno fa…
Marco Cavicchioli – Jusan Network