I pagamenti con il telefonino rappresentano il futuro delle vendite. La tecnologia NFC potrebbe essere lo strumento più adatto perché, installata su molti degli smartphone oggi in commercio, permette una comunicazione una connessione wireless a corto raggio che è unica perché bidirezionale. Come può essere applicata ai pagamenti? Lo spiega Stefano Gastaut, direttore consumer mobile di Vodafone Italia, in un’intervista riportata da Milano Finanza.
Base installata di milioni di smartphone, diffusione e capacità di banda mobile più che adeguata e una propensione agli acquisti elettronici ormai acquisita, come dimostrano i dati sul valore dell’ecommerce. Gli ingredienti per l’affermazione dei sistemi di pagamento elettronici ci sono tutti e non a caso gli operatori del settore, a partire proprio da quelli delle tlc, dopo anni di test stanno partendo con i servizi veri e propri.
La tecnologia Nfc in particolare, acronimo per Near field communication o comunicazioni a breve distanza, è una delle favorite per i molti vantaggi offerti, a partire dalla stretta sinergia con il dispositivo tecnologico più diffuso e utilizzato ormai a livello globale, ovvero lo smartphone. Una tecnologia che, unita alla sim, offre inoltre un importante plus in tema di sicurezza, tema centrale nei pagamenti, come ha spiegato a Circuits Stefano Gastaut, direttore consumer mobile di Vodafone Italia, che ha iniziato a ottobre un trial con i propri clienti per testare il servizio.
Domanda. Si parla da anni della tecnologia Nfc e del decollo dei pagamenti elettronici tramite dispositivi mobili, i tempi sono ora maturi?
Risposta. Noi crediamo molto nelle potenzialità dei servizi basati su Nfc. Abbiamo inoltre fatto una scelta diversa da quella di altri concorrenti, collegando il sistema a una carta di debito dedicata, parte del circuito Mastercad, che sta andando molto bene di suo. Ora con la tecnologia Nfc la carta «entra» nel telefonino, potendo in questo modo contare sulla diffusione e semplicità d’uso di questo strumento.
D. Che servizi o beni sono più congeniali a questa nuova forma di pagamento?
R. Nel tempo credo che questa modalità di acquisto potrebbe prendere il posto delle carte di credito. Il telefono cellulare è ormai l’oggetto che ci si porta sempre dietro, e ha quindi un oggettivo vantaggio sulla carta di credito. In una prima fase credo saranno privilegiati gli acquisti di importo contenuto, presso esercizi come parcheggi, bar e mense, e in genere quelli inferiori ai 20 euro, anche per una sorta di prova da parte dei clienti.
D. Quale modello di business avete creato per questa piattaforma, e quali sono gli attori coinvolti?
R. Ci appoggiamo al circuito Mastercard per la carta di debito, mentre il provider tecnologico per la gestione delle transazioni è Sia-Ssb. L’apertura delle piattaforme tecnologiche adottate è fondamentale, in quanto non può essere proprietaria di un solo operatore. Quanto al modello di business vero e proprio, specie a livello di marginalità e ripartizione dei guadagni, è ancora in fase di definizione. Noi puntiamo a un fee di transazione.
D. Ci sono diverse visioni riguardo all’opportunità di legare l’identificazione dell’utente tramite tecnologia Nfc alla sim piuttosto che al telefono. Qual è la vostra opinione?
R. Noi crediamo che la sim offra vantaggi sensibili in tema di sicurezza, basta pensare al caso non certo raro di un cambio del telefono piuttosto che allo smarrimento del dispositivo. La sim può essere facilmente bloccata e tracciata, ed è più difficile da clonare.
D. Come state gestendo il tema degli accordi, fondamentale per offrire un bouquet di servizi compatibili e rendere quindi attraente il servizio stesso?
R. Siamo per l’apertura del modello, e stiamo cercando di coinvolgere quanti attori è possibile. In questo momento ci sono già attivi in Italia 10 mila pos, ovvero le casse, abilitati al servizio presso i punti vendita, e contiamo di arrivare a 150 mila entro il prossimo anno. Occorre coordinare tutta la catena del valore, e la presenza di un unico partner tecnologico come Sia-Ssb costituisce un vantaggio per allargare i servizi offerti.
D. La tecnologia Nfc può essere utilizzata per abilitare anche servizi diversi dalle transazioni finanziarie, come per esempio l’identificazione degli utenti per l’accesso a servizi o luoghi, dai mezzi pubblici ai musei. Cosa ne pensa?
R. Il potenziale in questo senso è enorme, ma come ogni altra tecnologia è necessaria una grande focalizzazione, specie nella fase di lancio. Il servizio deve essere percepito chiaramente e con semplicità dagli utenti, e occorre evitare problemi di conflitti di interessi tra gli operatori. Inoltre il tema della privacy e delle informazioni personali è particolarmente importante e sensibile per un numero crescente di utenti. Occorre prestare grandissima attenzione all’uso e alla circolazione dei dati per evitare l’effetto Facebook.
D. Vodafone Italia è stata scelta come capofila del gruppo per la costruzione e il test dei servizi Nfc. Una bella soddisfazione, come ci siete riusciti?
R. Vodafone Italia ha sempre investito molto sulla fidelizzazione dei propri clienti, cercando sempre nuovi modi per servirli al meglio e coglierne le esigenze. Crediamo che il tema dei pagamenti sia sentito, e abbiamo avuto in questo campo una vision che abbiamo condiviso con i nostri partner. Essere parte di un gruppo come Vodafone offre inoltre il grande vantaggio della scalabilità: nel momento in cui il servizio sarà definito, c’è la possibilità di replicarlo negli altri mercati in cui è presente il gruppo, con tutti i vantaggi e le opportunità collegate.
D. Che aspettative avete?
R. Una piattaforma come l’Nfc ha diverse opzioni che coinvolgono i produttori di telefoni, gli standard tra operatori e il mondo bancario. Essendoci una pluralità di attori è difficile procedere uniti alla stessa velocità e crediamo quindi in una crescita graduale del servizio, anche se riteniamo ci sia domanda da parte dei consumatori. Nel corso del prossimo anno crediamo invece ci sarà un’accelerazione nell’adozione, anche perché in un solo anno Vodafone ha già attivato oltre 100 mila carte di debito, che rappresentano l’8% del totale delle carte di debito emesse in Italia, a testimonianza della fiducia riposta dai clienti. Parlare di numeri ora è difficile ma, come abbiamo visto, i cambiamenti in questo settore sono velocissimi. (riproduzione riservata).
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