Chi è Kinsey Wolanski? Come mai ne sentiamo parlare in questi giorni con così tanta frequenza? Per quale ragione gli articoli si accalcano per tenerne calda la memoria?
Kinsey Wolanski: chi è la nuova regina del marketing
A ogni partita è sempre capitato che qualcuno compisse un’invasione di campo, quasi fosse una forma di routine volta a influenzare in un modo o nell’altro l’andamento della partita. Durante eventi decisivi e seguiti mediaticamente la frequenza di invasioni era addirittura inevitabile. Ma il 1 giugno 2019 il momento che ha interrotto la partita tra Tottenham e Liverpool si è configurato subito come un’operazione di marketing.
Kinsey Wolanski, nota macro influencer, ha trasformato la finale di Champions League in un’occasione per fare marketing in maniera non convenzionale.
Sfoggiando un costume targato Vitaly Uncensored, Kinsey Wolanski ha distatto il pubblico e i giocatori portando l’attenzione oltre che su di sé anche sul progetto dal nome stampato sulla maglia. Un rapido giro tra i profili social della modella permetteva di scoprire che il progetto è una piattaforma di contenuti per adulti a cui fare promozione. Il creatore del progetto è il marito di Kinsey, Vitaly Zdorovetskiy, youtuber russo già avvezzo alle invasioni di campo.
Una strategia di marketing impeccabile
C’è chi parla di strategia di marketing perfetta. Il target è azzeccato: un’audience popolata per lo più da maschi etero maggiorenni, già di per sé non così dissimile dai cultori delle piattaforme di contenuti softcore. Ha contribuito al successo dell’iniziativa anche l’effetto sorpresa suscitato dall’apparizione. Il buzz che si è generato ha permesso ad alzare il valore del gesto di Kinsey a 4 milioni di dollari.
Cifre moltiplicate per quel che riguarda i followers
Prima dell’invasione di campo, il canale Instagram di Kinsey contava appena 300mila followers, una cifra dignitosa ma al di sotto dei numeri che vantano i macro influencer. In appena una manciata di ore, però, il profilo ha raggiunto oltre due milioni di seguaci. Tempo un’altra manciata di ore e il profilo non era più disponibile al pubblico. Una conseguenza del gesto imprevisto e contro le regole o un ammonimento a non seguire comportamenti simili da parte di altri influencer affamati di engagement?
Esiste un limite alla ricerca di popolarità? O in altri termini, è davvero così necessario sfidare la legge o mettere in pericolo la propria incolumità per ottenere un incremento anche sostanziale della propria fan base? Che i minuti di popolarità teorizzati da Warhol siano ora dell’ordine dei secondi (il tempo di ricezione di una Story su Instagram), poco cambia: in futuro non mancheranno certo nuovi casi di influencer pronti a tutto pur di fare il grande salto e spopolare. Bisognerà di conseguenza elaborare normative e codici di condotta che regolino certi comportamenti, perché a tutto c’è un limite, anche al marketing.