Il nostro Paese, malgrado insindacabili miglioramenti nel settore digitale, resta ancora agli ultimi posti tra gli stati membri dell’Unione Europea. A rivelarlo è l’indice digitale europeo Desi per il 2018, che conferma la posizione italiana al numero 25 su 28. Secondo la Commissione Ue il segnale è positivo ma vi è ancora molta strada da fare.
I dati positivi
L’indice digitale europeo Desi per il 2018 ha parlato chiaro. Investimenti in servizi pubblici digitali e integrazione con le moderne tecnologie sono i principali segnali di crescita che hanno valso il plauso della Commissione. In aumento l’utilizzo di shopping online, social network e eBanking. Il dato di progresso, pur se lieve, è comunque graduale e destinato a incrementare ulteriormente.
Innovazione digitale? Italia è ancora fanalino di coda
In ogni caso, i pur evidenti segnali positivi nel settore digital non sono abbastanza forti per farci gridare vittoria e pensare all’Italia come a un interlocutore di primo piano. In campo connettività, il nostro Paese è al 26° posto rispetto agli altri Stati membri dell’Ue. Questo malgrado gli sforzi di estendere la banda larga veloce, con una copertura garantita superiore all’87% rispetto alla media Ue dell’80%. Le infrastrutture dove investire per banda larga ultraveloce rimangono carenti ma con il potenziale sufficiente a crescere e svilupparsi in maniera adeguata.
Tutti su Internet? A quanto pare no
Nonostante l’utilizzo di Internet sia arrivato a livelli tali da occupare quasi totalmente la giornata di una persona, in Italia il numero di utenti che utilizzano Internet è piuttosto basso. Di conseguenza, il nostro Paese è al 28° posto per la percentuale di persone che utilizzano Internet per compiere ricerche. Quest’anno, solo il 56% degli utenti consulta magazine online rispetto al 60% del 2017. La media Ue è il 72%.
E il commercio online?
Se l’incremento delle imprese che si dedicano al commercio elettronico è piuttosto rilevante, è anche vero che le vendite elettroniche non crescono con la medesima linearità. Ma c’è da rallegrarsi al pensiero che le nostre pmi si collocano al di sopra della media europea per ciò che concerne l’utilizzo di soluzioni elettroniche.
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