Il conversational commerce è una realtà alla quale tutte le aziende devono conformarsi. I modelli di business cambiano e il mercato non ammette ritardi.
Tutto quel che vogliamo o possiamo avere è a portata di click, ormai. L’abitudine di ricevere prodotti e servizi in pochissime ore o un giorno al massimo grazie a strumenti come Amazon Prime o Deliveroo è un aspetto inestricabile dal nostro vivere quotidiano. In altre parole, viviamo in un mondo dominato da un’economia on demand.
Velocità e comodità sono le nostre parole d’ordine preferite. I brand se ne sono accorti da decenni, al punto da aver approntato strategie volte a sopperire ai nostri bisogni di informazione potenziando la navigazione sul Web.
L’avvento dei social network ha permesso di potenziare il legame tra brand e utente portando il customer care a livelli che mai ci si sarebbe aspettati di raggiungere. Adesso siamo in un’era in cui è indispensabile sapere che un’azienda è disponibile 24/7 per risolvere un problema nel minor tempo possibile. Infatti, perché l’interazione con un dato brand funzioni, i consumatori pretendono che venga soddisfatto il suddetto requisito.
Che cos’è il conversational commerce?
Il conversational commerce si basa sull’assunto che il moderno consumatore vuole compiere un’esperienza d’acquisto quanto più completa, ricca ed emozionante possibile. Sul Web ci si sposta tra un sito e l’altro e tra un canale di comunicazione e l’altro dietro la brama di ottenere informazioni puntuali su un prodotto, godere di un supporto costante e di risposte precise per ogni genere di domanda che ci capiti di avere.
Di che si compone il conversational commerce? Di chatbot e finestre di chat
Molte aziende stanno inserendo finestre di chat e bot tanto nei siti web quanto nei social network. L’obiettivo è di coinvolgere gli utenti in vere proprie conversazioni, instillandogli fiducia.
Anche i personal assistant sono una funzione che verrà sfruttata a dovere sempre di più. Tanto da smartphone quanto da automobili o altri oggetti connessi. Come segnalato su Wired, la ricerca online sarà filtrata in futuro da un assistente personale, un’intelligenza artificiale che avrà imparato a riconoscere i nostri gusti e le nostre abitudini di aquisto. È il fascino che trapela dall’Internet of Things, non più considerabile come trend destinato ad appassire, ma come vera e propria disciplina sulla quale occorre investire. Assistenti vocali come Siri o Alexa o Google Assistant prendono sempre più piede nella popolazione. Nei soli Stati Uniti, secondo eMarketer, il 95% di chi acquista online si avvale del loro ausilio.
Il conversational commerce è guidato dagli smart speakers
L’idea di comunicare con qualcuno senza dover prendere in mano un dispositivo elettronico è un’idea che piace. Sempre negli Stati Uniti una famiglia su quattro ha uno smart speaker in casa, di solito in una delle aree dove l’interazione tra le persone è maggiore. Per farsi trovare sul Web, i brand dovranno riconsiderare le proprie strategie comunicative, adattandole al nuovo e complesso scenario. Non basterà più ottimizzare la SEO, ma si dovrà fare i conti con tutt’altro modo di intendere il marketing.
Ricerche vocali, personal assistant, intelligenza artificiale, Internet of Things ubbidiscono allo scopo primario di soddisfare l’utente prima ancora che questo riconosca che vi sia un desiderio da soddisfare. Si premieranno i brand che saranno stati capaci di imprimere la propria impronta nell’inconscio di ciascun consumatore, lavorando sull’unicità dei prodotti o servizi da essi promossi.
Si preannunciano cambiamenti importanti all’orizonte. Sarete capaci di affrontarli? Noi riteniamo di sì.