L’IA di Chat GPT prende il sopravvento
Anche se pubblica dal 2022, la IA di ChatGPT fa ancora parlare di sé. Il computer è una macchina che può eseguire innumerevoli calcoli. Da quando l’ingegneria ha cominciato ad investire molto di più i suoi sforzi, nei primi del ‘900, sul miglioramento delle macchine, non ci si è mai posti un punto di arrivo all’immaginazione sul loro sviluppo.
Ma come si compone questa intelligenza artificiale? Sarebbe davvero in grado di arrivare a sostituire per intero il lavoro dell’uomo? Tornata da poco in Italia, cerchiamo di capire se effettivamente è sbagliato approcciarsi alla IA di ChatGPT.
L’esplosione di internet e i primi sviluppi dell ’IA
Arrivati alla fine degli anni ‘90 infatti cominciarono a diffondersi a macchia d’olio i computer. Fogli di calcolo e programmi di scrittura stavano entrando di fatto non solo negli uffici, ma nelle amministrazioni, nelle università, e persino nelle scuole. Con l’avvento di internet, sembrava che le capacità di questi macchinari fosse potenzialmente infinita.
L’avvento di internet e la mole di dati che circolavano in rete cominciava ad essere mastodontica. L’internet of things stava cominciando, a partire dai primi anni 2000, ad addentrarsi sempre di più nella vita dell’uomo. E con il suo avvento, l’inizio del flusso dei Big Data in rete.
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Big data e IA: il machine learning
Le nostre ricerche sui motori di ricerca, sui siti e-commerce, sulle piattaforme streaming: nell’internet of things è difficile non lasciare traccia, e pian piano perdiamo i nostri dati in giro.
I cosiddetti Big Data non sono altro che set di informazioni che devono avere tre caratteristiche: essere voluminosi, veloci (di facile accesso) e devono avere grande varietà.
Soddisfatte queste caratteristiche, è la parte di Machine Learning che compie il suo lavoro. Nutrendosi dei Big Data adesso è la macchina ad “autoprogrammarsi”, imparando direttamente da ciò di cui si alimenta, creando così un processo in grado di sviluppare calcoli immensamente complicati in pochi secondi.
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Chat GPT e DALL-E, IA creative
Questo è il processo che compone la IA e che, infine, viene presentato a noi sotto forma, in questo caso, di chatbot: un programma che risponde, in maniera testuale, alle nostre domande. Attraverso il suo quasi sconfinato database (aggiornato attualmente fino a Settembre 2021) Chat GPT, acronimo di Generative Pre-trained Transformer, è adesso l’interrogativo del futuro.
Sviluppato da Open-AI, viene concepita come formalmente come una intelligenza artificiale amichevole, per servire l’uomo. Insieme alla produzione testuale, Open-AI affianca il chatbot con un generatore di immagini funzionante sempre su richiesta testuale, DALL-E.
I risultati di Chat GPT
Seppur non perfette, le due intelligenze artificiali hanno messo in allarme per le loro virtualmente infinite potenzialità. Oltre a saper programmare, i due bot hanno capacità così avanzate che su lavori molto semplici non si direbbe neanche che i testi o le immagini prodotte non siano umane.
Nessuno sa se un domani possano arrivare persino a risolvere complessi atti giuridici o diagnosi di malattie, ma attualmente possono fornire perfino analisi finanziare su aziende, riuscendo perfino a dare delle previsioni (ovviamente non attendibili).
L’IA è quindi una speranza per il futuro?
Nei lavori creativi o automatizzabili quindi i due bot si possono quindi comportare egregiamente, ma ciò non significa che l’uomo sarà totalmente sostituibile.
In prima analisi vi è da considerare la cosa più importante: i bot reagiscono, non agiscono. Devono avere un input più o meno preciso per lavorare, uno stimolo. La creatività della mente umana rimane comunque il perno nella composizione lavorativa della IA, senza di essa, non ci sarebbero risultati.
Certo, si potrà pensare che una volta riuscite in un pieno sviluppo automatizzato le IA come DALL-E e ChatGPT possano interagire autonomamente tra loro per sviluppare qualsiasi tipo di attività, ma ciò non significa che lavori come produzioni artistiche di qualsiasi forma, trattative di natura economica e politica possano essere prese indipendentemente dall’uomo.
Il carattere naturale dell’uomo è quello di essere un’animale sociale, non privo di stimoli.
Proprio qui risiede la differenza tra uomo e macchina.
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