L’export in Russia e negli altri mercati emergenti può essere la chiave per le imprese per uscire dalla crisi. Come? L’ecommerce è la soluzione perché permette di estendersi geograficamente eliminando gran parte dei costi fissi di gestione o gli intermediari lungo il canale di vendita, ma al tempo stesso consente di aumentare la portata del proprio business e il reach dei potenziali clienti. Secondo i dati di una ricerca della Morgan Stanley, la Russia è uno dei paesi che nei prossimi anni vedranno aumentare maggiormente le vendite attraverso il canale online dell’ecommerce.
Dall’analisi, si vede che oggi le vendite online costituiscono l’ 1,9% del totale, mentre in altri mercati emergenti come Cina e Brasile si attestano al 5% e la media globale è del 6,5%. Si tratta quindi di un terreno fertile ancora poco battuto dalle grandi aziende internazionali e che offre larghi margini di espansione. Le previsioni di Morgan Stanley sull’ecommerce parlano di una crescita annua del 35% fino al 2015 che farà raggiungere il 4,5% delle vendite pari a 36 miliardi di dollari (in Italia siamo intorno ai 14 miliardi di dollari), mentre nel 2020 raggiungerà una penetrazione del 7% con volumi di vendita di 72 miliardi di dollari.
L’identikit del consumatore russo
Il consumatore tipo russo fa parte di un segmento medio-alto, cosmopolita, che vive nelle grandi città come Mosca e San Pietroburgo e viaggia spesso all’estero e in Italia. Generalmente ad acquistare online sono le donne della fascia d’età compresa dai 30 ai 39 anni e dal reddito più alto. Le motivazioni per le quali i russi si rivolgono al canale ecommerce sono essenzialmente quattro: il prezzo più basso rispetto al retail classico, il risparmio di tempo, la comodità e la possibilità di confrontare le offerte.
Uno dei driver principali che creano conversioni all’acquisto è rappresentato dai motori di ricerca: in Russia l’81% li utilizza per cercare informazioni sui prodotti e l’81% per confrontare i prezzi. E da proprio dalla web search arriva una sorpresa per l’osservatore straniero: leader del mercato non è Google (38% delle ricerche), ma Yandex (56%) ormai conosciuto in tutto il Paese. Inoltre, esiste un forte canale di vendita locale che è Ozon, definita anche l’Amazon russa, che nell’ultimo anno ha coinvolto il 41% degli online shopper del Paese.
L’unico problema dell’export in Russia è legato alla logistica
L’unico limite è quello delle spedizioni: la Russia è molto vasta e l’ecommerce sta aumentando ad un ritmo vertiginoso; le percentuali vanno valutate anche in rapporto ad una scala molto ampia. Nell’ultima settimana migliaia di pacchi provenienti dall’estero hanno invaso gli aeroporti di Mosca causando un ingorgo che ha messo in allerta Pochta Rossii, la compagnia postale russa. L’ostacolo da superare è quello del superamento di metodi di spedizione antiquati; ma le autorità si stanno già muovendo in questo senso, di fronte alle grandi richieste di prodotti provenienti dall’estero.
Dunque perché scegliere l’export in Russia? E perché scegliere l’ecommerce come canale di vendita? Come abbiamo visto, quello russo è uno dei mercati in espansione e, tra questi quello che lascia maggiori margini di azione. Negli ultimi 10 anni la popolazione online è cresciuta dal 10% al 50%. L’interesse dei consumatori verso i prodotti stranieri è in crescita; grazie ai sempre più frequenti spostamenti dei ceti più abbienti delle grandi città e, di conseguenza, gli ordini dai siti di ecommerce aumentano. L’unica avvertenza è quella di analizzare bene le risorse online che possono essere utilizzate in questo mercato che presenta delle caratteristiche peculiari rispetto ad altri paesi.