Disinformazione online? Ecco come combatterla. Le notizie false sono all’ordine del giorno. Basta che qualcuno intervenga per sensazionalizzare un fatto ed ecco che lo si distorce, e i social ne fanno da cassa di risonanza. Ora che Internet ha dato modo a miliardi di persone di accedere a contenuti online, e di crearne a loro volta, la distanza ideale tra informazioni di qualità e disinformazione si è fatta molto più labile.
Una notizia può essere falsa ma per una piattaforma social questo non è un problema: rimbalzerà da un profilo all’altro, se condivisa, e prenderà a divenire virale come una pandemia. Non per niente, durante il Coronavirus, c’è stata un’impennata di fake news alle quali molti utenti si sono aggrappati come al Santo Graal di un’informazione cui fecero presto incetta.
Arrivare al pubblico attraverso notizie distorte e riuscire a manipolare quelle vere è uno dei temi scottanti di questo periodo. Basta un piccolo sassolino lanciato nello stagno perché si riproduca una rete di reazioni ondose entro le cui coordinate la fake news avrà modo di propagarsi e perfezionarsi sempre di più. I pericoli, come parrà ovvio, sono in agguato. Un post virale può arrivare a porsi come veicolo di odio razziale o disubbidienza civile. Può influenzare la scelta di un partito politico oppure voler smentire la verità di fonti scientifiche attestate.
I giornalisti sono tenuti a cercare sempre l’origine prima di ogni notizia, verificando che sia valida e comprovata da più fonti. Invece capita sempre più spesso che anche in testate storicamente dignitose come Repubblica o La Stampa prosperino notizie non corrispondenti al vero.
Da Facebook a TikTok: è guerra alle fake news
Negli ultimi mesi se non anni, fiaccati dagli scandali relativi alle fake news, i social media hanno cominciato a considerare con maggiore serietà il problema. L’epidemia di Covid-19 ha acuito lo sforzo a opera delle piattaforme di limitare i danni, perché il panico cagionato dalla disinformazione era divenuto troppo grave e gravoso da controllare. Come?
- Bloccando i canali che promuovevano tali contenuti
- Creando sezioni ufficiali volte a raccogliere le informazioni ufficiali sul virus
- Stimolando la promozione di sessioni di domande e risposte attorno al tema della pandemia per aiutare i cittadini ad acquisire le competenze necessarie a non sentirsi sprovveduti e in preda al panico.
Disinformazione online? Nasce la Media Literacy
L’Unione Europea è stata chiara nel definire la Media Literacy come la capità di accedere ai media e di comprenderne i contenuti criticamente. Si tratta insomma di una capacità che bisogna apprendere tramite studio e pratica continui. Una scoperta che ha del meraviglioso, perché riporta al buon senso di allenarsi alla lettura per poter interpretare la realtà in cui si vive. Nei paesi nordici sono stati fatti passi da gigante per limitare il potere delle fake news, mettendo in pratica tale Literacy.
Un breviario contro le fake news
Cosa bisogna fare per non cadere nel tranello della disinformazione? È molto semplice. Per prima cosa bisogna sempre rileggere la notizia che si ha davanti agli occhi. Scoprirla, valutarla, analizzarla nel profondo per capire se vi sia qualcosa di strano. Che reazione emotiva suscita? Incita a spendere soldi o a coalizzarsi rabbiosamente con qualcuno? Dopo aver letto con attenzione bisogna risalire alle fonti da cui la notizia trae il suo vigore. Infine è d’uopo porre le domande giuste a Google. Per molte fake news è sufficiente copiare e incollare il testo sul motore di ricerca e capire subito se si tratta di una bufala o meno.