Cravero di Tacatì parla di come l’ecommerce può aiutare i piccoli rivenditori. Nella case history di EcommerceGuru abbiamo parlato di Tacatì, l’ecommerce della spesa online di prodotti locali. Il progetto è nato da un incontro fortunato tra i due soci. È proprio Stefano Cravero, che ha avviato il progetto con Giulia a raccontarci come è nata l’idea.
“Io e Giulia non ci conoscevamo, ma entrambi abbiamo avuto un’idea analoga: creare un sito per fare la spesa online di prodotti locali e artigianali a chilometro zero. Io avevo elaborato un sistema e lei pure. Indipendentemente siamo andati alla Coldiretti di Asti per presentare questo progetto ad un consorzio di produttori locali e a due giorni di distanza, per cui il presidente ci ha proposto di fare un progetto unico. Ci ha messi in contatto, ci siamo conosciuti e da lì abbiamo sviluppato l’idea e siamo andati online due o tre mesi dopo”.
Che ruolo hanno avuto gli incubatori e gli acceleratori di impresa per l’avvio dell’attività?
“Il ruolo di tutti e due è stato importante. Un mese dopo esserci conosciuti, io e Giulia abbiamo presentato i nostri progetti al Politecnico di Torino (all’incubatore delle imprese web Treatabit) e ci ha dato una mano: ci ha presentato consulenti e professionisti locali con cui hanno delle convenzioni, ci hanno fatto entrare nel loro network di sart-up con cui si scambiano le idee, ci ha messo a disposizione un coworking e ha fatto della pubblicità, quindi eventi in cui ci ha permesso di farci conoscere. La prima versione del sito è nata molto grazie all’aiuto dell’incubatore.
Dopodiché siamo stati contattati da questo acceleratore di impresa perché una volta che abbiamo visto che questo sito funzionava e c’è stato interesse da parte dei clienti anche fuori dal Piemonte, avevamo bisogno di trovare finanziatori e sviluppare l’idea per scalare molto in fretta. Qui è venuto iStarter, che è un nuovo acceleratore di imprese privato con un network di soci in tutto il mondo, e con loro abbiamo sviluppato un business plan per scalare in fretta e abbiamo avviato dei contatti con grossi partner italiani e anche con qualche potenziale investitore. Quindi è stato molto utile per fare il passo successivo”.
La caratteristica principale di Tacatì è la presenza di prodotti di qualità a chilometro zero. Secondo quali parametri vengono selezionati questi prodotti?
“La gente sa che su Tacatì compra solo prodotti locali, di stagione e artigianali, fatti da piccoli laboratori del territorio. Non vogliamo essere una boutique e quindi non sono prodotti cari e fuori mercato: il loro prezzo è comunque in linea con il prodotto di marca che uno può trovare al supermercato.
Noi non selezioniamo direttamente il prodotto, ma il nostro sito funziona come una piattaforma dove si possono affiliare i piccoli commerci di quartiere che già vendono questi prodotti di qualità. Noi incrementiamo i loro volumi di affari e sono loro, ogni singolo venditore o ogni singolo bottegaio, a scegliere i prodotti e i produttori che ritiene che siano di migliore qualità. Questo perché volevamo valorizzare una professione che è quella del piccolo commercio di quartiere che ha un’importanza: conoscere i vari prodotti, filtrare i produttori più affidabili, che hanno i prezzi migliori e che vendono i prodotti che piacciono alla gente.
Sostenere i piccoli commercianti
Volevamo capitalizzare questa conoscenza che già c’è e allo stesso tempo dare la possibilità a questi piccoli commerci, che hanno dei problemi a competere con in grandi supermercati, di ampliare le loro vendite attraverso un canale online per il quale non hanno le competenze. Quindi noi ci occupiamo di gestire il servizio online, mentre il piccolo negoziante deve scegliere i prodotti buoni. Questa è la garanzia di qualità”.
I prodotti possono essere ritirati a casa, in ufficio o presso dei punti di raccolta. Ci puoi spiegare meglio in che modo avvengono le spedizioni e chi le effettua?
“La consegna viene effettuata proprio dal commerciante affiliato, quindi nel suo quartiere o nella sua città. Sarà lui a ricevere l’ordine che gestiremo noi come ecommerce, preparare la busta della spesa come se entrasse qualcuno in bottega e poi consegnarla direttamente a casa piuttosto che nell’ufficio della persona. Questo ha molti vantaggi: le consegne costano meno rispetto al corriere perché è il negoziante che lo fa direttamente piuttosto che il figlio, in maniera un po’ simile alla consegna della pizza a domicilio.
L’idea dei punti raccolta per la merce acquistata
Abbiamo anche aggiunto la creazione di una rete di punti di raccolta: bar, altri commerci, una palestra, un circolo di tennis, cioè luoghi che già la gente frequenta e che tengono questa spesa in custodia per qualche ora, così il cliente può andare a ritirarla lì. Per il commerciante avvantaggia la logistica e per il cliente è più comodo perché dopo aver finito di lavorare va in palestra e già che c’è torna a casa con la spesa. Al momento sono sette tra Torino ed Asti, ma l’idea è di averne venti, uno per quartiere se non di più”.
Tacatì ha già mostrato grandi potenzialità. Come si evolverà tra qualche anno?
“Il nostro primo passaggio è quello di migliorare la piattaforma, quindi renderla migliore e più scalabile perché abbiamo l’idea di affiliare mille di questi negozi in tutta Italia nei prossimi cinque anni. L’idea è che in ogni città o piccola cittadina italiana sia possibile fare la spesa online attraverso il negozio di quartiere di cui una persona si fida”.
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