L’importanza della scelta del giusto naming per il tuo brand e non solo…
Parte Prima
Vi siete mai chiesti perché determinate realtà abbiano scelto proprio “quella parola” per presentarsi sul mercato? Come mai è così naturale riferirsi a un prodotto di uso quotidiano con il nome attribuito a quell’oggetto da alcune aziende produttrici (Post-It, Scotch, Biro, Tampax, Scottex, per intenderci)? Perché Amazon si chiama proprio Amazon? Atari è giapponese o americana?
Per rispondere a tutte queste domande occorre soffermarsi sul concetto stesso di naming, che nel marketing rappresenta appunto lo studio della scelta dei nomi di prodotti, aziende e servizi.
Lungi da noi voler giudicare il libro dalla copertina, ma ci viene naturale riconoscere che la scelta di un buon naming sia “una strada lastricata d’oro e buoni propositi” per affrontare la scalata al successo!
Cosa c’entra la canzone Despacito con il tuo naming?
Partiamo dal principio.
Il meccanismo di memorizzazione che permette al nostro cervello di immagazzinare e “idealizzare” determinati suoni è simile a quello che ci obbliga a ripetere all’infinito il ritornello di una canzone (non a caso un “tormentone”), proprio come è accaduto nell’estate 2019 con Despacito, il successo di Luis Fonsi da oltre 6.000.000.000 di visualizzazioni! Per questo la scelta del nome perfetto è fondamentale.
Le parole non sono semplici codici convenzionali, sono la descrizione attiva di ciò che rappresentano e sono capaci di evocare immagini attraverso il suono. Questo è ciò che ha permesso all’uomo di sopravvivere e, sin dall’alba dei tempi, di fuggire dal pericolo ascoltando il mondo circostante.
Il nome del tuo brand, una questione di lingua
No, non stiamo parlando dell’iconico marchio dei The Rolling Stones, ma di linguistica e fonetica!
Le parole, e dunque i nomi, sono frutto di un incredibile mix di elementi: i giusti fonemi, il ritmo e l’accento (per restare sul classico), ma anche la grandezza, un colore, una velocità, una “forma” o addirittura un movimento, un profumo, un sapore.
La forza dei nomi performanti e allo stesso tempo evocativi è proprio questa combinazione.
Il trucco è presto spiegato da esempi come le poesie metasemantiche di Fosco Maraini.
La poesia il Lonfo e il valore dei suoni
Nelle composizione testuali metasemantiche, ciò che conta sono i suoni.
Questo è l’inizio di una poesia di Maraini intitolata Il Lonfo:
Il Lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce,
sdilenca un poco e gnagio s’archipatta.
State pensando a uno strano animale che cammina, quatto quatto, verso la sua tana in una giornata di vento, vero? Eppure, più della metà delle parole della poesia Il Lonfo non esistono in nessuna lingua! È la forza evocativa del suono a creare tutto questo nella nostra testa, incredibile vero? Pensi ancora che tutto questo non influisca sulla scelta del naming perfetto per il tuo brand?
L’inganno della cadrega
Parafrasando un noto sketch comico del trio Aldo, Giovanni e Giacomo (dove si racconta di una “sedia confusa per inganno con una mela”), si può far riferimento al caso del naming dell’azienda produttrice di videogiochi ATARI (nata negli anni ’70) che, pur essendo americana, ha scelto come proprio nome una parola che ricorda perfettamente la lingua giapponese. Un “inganno” geniale che gioca sul connubio tra affidabilità tecnologica nipponica e l’immaginario collettivo, che individua come paradiso del gaming proprio il Paese del Sol Levante!
E il naming di Amazon?
Questa, cari lettori, è un’altra storia che racconteremo presto…