Che fine farà la Sharing Economy? Quali sono le sue prospettive di sviluppo? Cosa è cambiato dopo la crisi cagionata dal Covid19?
La condivisione ha rivoluzionato il mondo dei consumi. Inutile negarlo. Il concetto “è mio ciò che è tuo” trova nella sharing economy il suo rappresentante più illustre. E se non fosse stato per Rachel Botsman, speaker di caratura mondiale e guru di tale sorprendente disciplina, non potremmo parlarne.
Botsman e il concetto di condivisione
Come dimenticare l’allarme che Botsman lanciò nel 2009 allorché descrisse la crisi finanziaria come un banco di prova destinato a impattare enormemente l’economia globale? E come immediata reazione alla crisi il concetto di sharing economy prese subito piede. L’economia collaborativa nasce da un desiderio di fiducia tra le comunità. E diviene pertanto un autentico collante sociale.
Quest’anno il concetto di condivisione è stato messo a dura prova dalle sferzate dovute alla pandemia. Il distanziamento sociale, la quarantena e altre simili restrizioni hanno avuto per effetto una contrazione dei consumi. Viaggi, spostamenti e momenti di aggregazioni ridotti se non svaniti.
A patirne le spese colossi come Uber o AirBnB, che si sono trovati costretti a tagliare posti di lavoro e ridimensionare il proprio modus operandi.
Che fine farà la sharing economy?
Adesso le imprese stanno cercando di evolvere il proprio business per promuovere di nuovo il concetto di condivisione di cui sopra. Bisogna rinnovare i propri servizi, riducendo gli sprechi e limitando i contatti per salvaguardare la sicurezza delle persone. Viene da prendere in esempio Olio, azienda londinese, che si rifà all’economia di condivisione incentivando i suoi utenti a condividere il cibo con i vicini.
Oppure si può fare come già in Cina si sta facendo: sfruttare i monopattini elettrici e le bici per continuare a svolgere servizi di consegna impeccabili e precisi. Il futuro insomma pare più roseo del previsto.