È stato prorogata l’agevolazione fiscale Bonus Pubblicità, per tutto il 2022. È erogata sotto forma di credito d’imposta, promossa dallo Stato italiano per contrastare la crisi delle imprese nel settore editoriale e favorirne la ripresa post pandemia.
Questa misura era già stata approvata nella Legge di Bilancio 2021, e permette alle aziende interessate di usufruire del contributo a fondo perduto per la pubblicità anche sulle pubblicazioni online.
L’agevolazione ammonta al 50% sugli investimenti pubblicitari, e non sarà necessario aver effettuato investimenti incrementali rispetto all’esercizio precedente, come era previsto nella misura precedente, come sottolineato nella pagina del Dipartimento per l’informazione e l’editoria del sito web del Governo: “limitatamente agli anni 2020, 2021 e 2022, il credito d’imposta è concesso nella misura unica del 50% del valore degli investimenti effettuati e viene meno il requisito dell’incremento minimo dell’1% rispetto agli investimenti effettuati l’anno precedente”.
Come funziona il Bonus Pubblicità 2022
Possono richiedere l’agevolazione imprese grandi e piccole, lavoratori autonomi ed enti non commerciali, tutti con residenza fiscale in Italia. Le spese ritenute ammissibili per accedere al Bonus Pubblicità riguardano l’acquisto di spazi pubblicitari e inserzioni commerciali su “giornali quotidiani e periodici, nazionali e locali, in edizione cartacea o digitale, iscritti presso il competente Tribunale, ovvero presso il menzionato Registro degli operatori di comunicazione, e dotati in ogni caso della figura del direttore responsabile”. Inoltre, “sono ammessi gli investimenti pubblicitari effettuati sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali”.
Non rientrano quindi in questa tipologia di Bonus altre forme di pubblicità, come cartellonistica, display, affissioni, social e simili. Dall’1 al 31 marzo 2022 è possibile inviare la richiesta di agevolazione per via telematica all’Agenzia delle Entrate, indicando le spese sostenute e da sostenere e inviando poi una dichiarazione nel mese di gennaio dell’anno successivo che attesti le spese effettivamente compiute.