I Big Data sono una delle tematiche più importanti e studiate nel settore digitale, e continueranno a esserlo per molto tempo ancora. Tuttavia, proprio in questo periodo sta prendendo piede un altro tipo di tendenza destinata a far parlare di sé. Sono i cosiddetti Small Data, dati individuali sui consumatori che possono aiutare le aziende a migliorare le proprie strategie in maniera tanto più marcata e duratura.
Vuoi migliorare il tuo business? Usa gli Small Data
Martin Lindstrom, una delle personalità marketing più conosciute e apprezzate al mondo, ha affermato che gli small data sono tutte quelle azioni che, a una prima lettura, potrebbero non avere alcun tipo di significato. Eppure sono proprio tali gesti, spesso involontari, a decidere delle sorti di un acquisto. Al giorno d’oggi i software sono capaci di indovinare l’umore di un utente in maniera piuttosto precisa. E gli Small Data sono proprio ciò che tali strumenti dovranno analizzare per conoscere a fondo i consumatori e orientare le strategie aziendali di conseguenza.
I Big Data sono tutte quelle tecnologie e metodologie di analisi di dati massivi, moli di dati eterogenei provenienti da fonti disparate. Gli Small Data, dal canto loro, sono piccoli dettagli comportamentali capaci di rivelare molto di una persona: azioni quotidiane, tic, routine, e via discorrendo.
LEGO: come gli Small Data hanno salvato un business
Big o Small Data? Seguiamo l’esempio offerto dal colosso LEGO. Nel 2002 l’azienda danese era prossima a dichiarare fallimento. Il motivo? I bambini delle nuove generazioni prediligevano i giochi digitali e non avevano granché interesse ad avvicinarsi a un brand o un prodotto del passato. Sfruttando l’imput fornito dai Big Data, nel 2003 LEGO decise di cambiare le dimensioni dei mattoncini che hanno reso iconica la sua attività, trasformandoli in elementi più grandi. Il risultato? 240 milioni di dollari di perdita a Natale di quell’anno.
Come riuscì allora la LEGO a uscire da quella situazione di crisi? Andando a visitare e parlare direttamente con alcuni consumatori. Il caso volle che a casa di un ragazzino, in Germania, i rappresentanti dell’azienda danese chiedessero quale fosse la cosa a cui tenesse di più al mondo. Il ragazzino indicò un paio di vecchie scarpe da ginnastica, sneakers dalle suole consumate che, a detta sua, erano la prova di quanto fosse bravo con lo skateboard, se non il migliore in città. Il paio di scarpe aveva finito per diventare un trofeo da mostrare con orgoglio al mondo.
Questo convinse il team della LEGO che anche le nuove generazioni erano disposte a dedicarsi con pazienza alle loro attività preferite; come potevano allenarsi per ore a perfezionare le loro abilità sullo skateboard, così potevano fare giocando con i mattoncini LEGO. Pertanto bisognava fare in modo che i prodotti dell’azienda esortassero i consumatori a impegnarsi, così da sentirsi appagati una volta terminato il gioco.
Gli Small Data, in altre parole, hanno permesso all’azienda di capire come avvicinare a sé le nuove generazioni. Ed è proprio per questo che i brand avranno sempre più interesse a sfruttare tali dati, a scapito dei Big, per aumentare l’engagement e incrementare le conversioni.