Il CEO di Apple, Tim Cook, ha confermato le intenzioni dell’azienda di Cupertino a schierarsi dalla parte degli utenti, nella grande battaglia dei dati. Scopriamo insieme cosa fa Apple per proteggere i clienti.
Apple protegge i dati di tutti i suoi clienti. Ma proprio tutti
Il CEO di Apple, Tim Cook, che guida l’azienda dal 2011, ha attuato una serie di politiche a tutela della Privacy dei propri clienti. Pensate che quando il governo degli Stati Uniti d’America ha chiesto di modificare l’Iphone di uno degli attentatori di San Bernardino, Apple si è rifiutata. Nonostante la situazione fosse molto delicata, la società fondata da Steve Jobs ha preferito stare dalla parte degli utenti ed evitare di lasciar passare un messaggio che sarebbe stato sbagliato.
I dati devono essere protetti in qualsiasi caso.
Ma sarà veramente così?
Effettivamente, Apple ha un modello di business molto differente da quello di Facebook o Google. Quest’ultime, infatti, tra i molti servizi che offrono, ottengono considerevoli guadagni dal passaggio dei dati dei propri utenti a società terze. Apple, invece, no, perché è semplicemente una società che offre prodotti fisici e servizi.
Ma dopo lo scandalo che ha coinvolto Facebook e Cambridge Analytica e in attesa del test sulla normativa europea sul trattamento dei dati GDPR , che entrerà in vigore il 25 maggio, Apple dimostrerà di nuovo di avere a cuore la politica degli utenti?
Apple e la Privacy By Design: massimo controllo dei dati agli utenti
Apple ha iniziato a progettare apparecchi sempre più sicuri, che automaticamente limitano la raccolta dei dati sensibili e ne danno il massimo controllo agli utenti.
Tutte le operazioni che coinvolgono i dati, allora, richiederanno l’esplicito consenso degli utenti (Opt-in), e non saranno mai attive in background (opt-out).
In questo modo se un’applicazione terza richiede l’utilizzo della localizzazione o se vuole accedere alla rubrica o alle notifiche dovrà comunque essere autorizzata dal proprietario dello smartphone.
Anche per Siri, l’assistente vocale, chicca delle tecnologie d’intelligenza artificiale di Apple, ci saranno delle limitazioni: non potrà “imparare” e raccogliere dati se il consenso non è stato prima esplicitato.
Criptografia end-to-end per i messaggi e le chat
Per rendere possibile tutto ciò, Apple fa ricorso alle diverse tecnologie di cybersicurezza offerte dal mercato: la crittografia end-to-end, che nasconde i dati scambiati in chat o per messaggio.
Quando i messaggi vengono inviati, infatti, utilizzano un identificativo anonimo (non tracciabile neanche da Apple stessa), che viene cambiato al messaggio successivo.
Questo non pregiudica affatto la qualità dei servizi di Apple, forse rende le operazioni un po’ più difficili. Ma il beneficio che ne deriva per gli utenti è massimo.
Politiche di privacy più chiare ed esplicite
Anche le politiche della privacy sono cambiate. Nel senso che sono state raccolte in un’unica pagina e rese più chiare. Prima invece era sparse e l’utente ne veniva a conoscenza in più fasi durante la fase di configurazione.
Adesso, invece, quando ci sarà una situazione in cui potrebbero essere trasmessi dei dati apparirà sullo schermo un’icona che avvertirà della possibilità. E lascerà, di nuovo, all’utente la possibilità di scelta.
L’utilità delle pubblicità targettizzate
Probabilmente ci sono voluti una serie di scandali per far accorgere ai colossi dell’informatica e della tecnologia che le cose dovevano cambiare. Ma l’attenzione che un’azienda come Apple ha dimostrato di avere nei confronti degli utenti è massima.
Rimane aperta la questione delle pubblicità… ma qui ci sarebbe da fare un discorso sull’incredibile utilità della pubblicità targettizzata, non solo per le società che vendono prodotti e servizi, ma anche e soprattutto per gli utenti, che possono ricevere consigli personalizzati, costruiti sulle loro esigenze. Invece di essere “aggrediti” da spam invasivo e completamente inutile.